La Puglia che mi piace – Giovani tra tradizione e tecnologia

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Il Salento è terra di cultura e tradizioni che si incastonano in tempi lontani e che fanno di questo lembo di Puglia un territorio ricco di passioni e colori che lasciano il segno.

E’ come in un incontro tra passato e presente che in questa calda giornata di Luglio, insieme a Marco Zingaro, un giovane promettente appassionato del mondo enoico, mi accingo ad incontrare i responsabili della casa vitivinicola Michele Calò & Figli.
La mia visita nasce da una richiesta web del giovanissimo Giorgio Calò, nipote del fondatore, che ha scoperto sulle pagine di Vinoway il mio articolo sui vini rosati. Fin qui tutto normale, è usuale che una azienda inviti a visitare la propria cantina, la straordinarietà è che Giorgio non è ancora diciassettenne ma è già in grado di essere protagonista e promotore dell’azienda di famiglia. Ho accettato con entusiasmo l’invito, ponendo come condizione che fosse proprio lui ad organizzare la visita, convinto come sono che solo dai giovani e giovanissimi possano nascere nuovo entusiasmo e nuove energie di cui questo ambiente ha bisogno.

Arriviamo a destinazione e veniamo accolti da Giorgio e suo padre Fernando, titolare, insieme al fratello Giovanni, dell’azienda.

Fernando Calò mi parla, insieme a Giorgio, di suo padre Michele che dopo aver  fondato l’azienda a Tuglie, in provincia di Lecce, attualmente risiede in Lombardia, ma non ha mai dimenticato le sue radici anzi le ha coltivate e divulgate, gestendo l’azienda da lontano e vendendo il vino di propria produzione creando un canale commerciale a Milano. Mi spiegano degli enormi sacrifici fatti per poter portare avanti l’attività e del grande impegno profuso, figli di una passione che ha saputo trasmettere ai suoi figli e della speranza che la stessa passione possa essere trasferita a Giorgio (e i presupposti credo che ci siano tutti…).

Ci spostiamo nelle cantine, il cuore dell’azienda, dove ci fanno assaggiare i vini di loro produzione, primo tra tutti il rosato Salento IGT Mjère 2010, prodotto da uve negroamaro e malvasia nera leccese, che riluce di un rosa cerasuolo intenso e brillante con riconoscimenti olfattivi di lampone, fresia e pepe rosa, che al gusto mette in evidenza un’ ottima armonia sensoriale con discreta struttura, fresco e con ritorni floreali.

Domando loro come mai questo prodotto, come la maggior parte dei vini rosati Salentini, si imbottiglino come IGT e cosa manchi per ottenere una DOC o un’ eventuale DOCG.
Loro mi dicono che fino a poco tempo fa erano nella DOC Alezio che hanno deciso di lasciare a causa degli ostacoli da affrontare, della carenza dei punti di raccolta e della mancanza di consorzi, del territorio limitato e della scarsità di produzione, oltre ad innumerevoli problemi burocratici e che auspicano la creazione di una  DOC Salento come una possibile soluzione.

Continuando la degustazione, resto ammirato dal loro Salento rosso riserva IGT Spano 2007, vino prodotto da uve 100% negroamaro solo nelle annate giudicate favorevoli.
L’incontro olfattivo è fine ed equilibrato e suggerisce riconoscimenti speziati, salvia, noce moscata, caffè tostato e frutti di bosco. Pervade il palato con intense sensazioni, il carattere piacevole della componente tannica e di una buona morbidezza, sorprende il finale per la sua persistenza ed eleganza.

Oltre alla bontà dei prodotti degustati, rimango colpito dalla straordinaria ospitalità riservataci durante questa interessante visita, soprattutto dal giovane Giorgio, che spero possa essere da esempio per tutti coloro che hanno la possibilità di nascere in queste realtà  vivendo fin da bambini l’affascinante mondo enoico, perché hanno l’opportunità di mantenere un impostazione tradizionale, strizzando l’occhio però alle nuove tecnologie, ai nuovi mezzi di comunicazione, allargando gli orizzonti e sfruttando appieno le straordinarie potenzialità del web.


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