Ancellotta: sperimentazioni farmaceutiche e di terroir

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Pare stia diventando una moda dilagante, quella di chiedersi, e di chiederlo ai produttori e ai consumatori, quale necessità spinga a nuove sperimentazioni, alla messa a punto di nuovi prodotti, in un comparto, quello vinicolo, che vanta già un numero esagerato di etichette, nomi e sfumature.
La risposta ci viene dal terroir, termine inflazionato, non sempre usato a proposito o capito fino in fondo ma che, ritorna, prepotente, nell’ “esperimento” Ancellotta di Cascina i Carpini a Pozzol Groppo. Posto su un crinale spartiacque tra la Val Curone e la Valle Staffora, appartenente all’elenco dei comuni della DOC “Colli Tortonesi”, questo minuscolo territorio, presenta un terreno calcareo-argilloso, arricchito dalla mineralità di falde acquifere sotterranee, proprietà che hanno incoraggiato Paolo e Maddalena Ghislandi a sposare la teoria dell’intenso rapporto tra terra e vino. In effetti, i recenti e continui studi, confermano che nel vino sono presenti centinaia di sostanze diverse legate al suolo e alle sue caratteristiche e che, quindi, il vino rispecchia il terreno su cui cresce e si esprime il vigneto.

In virtù di queste assodate conoscenze, animati da un indomito spirito di ricerca, i Ghislandi hanno lanciato alla propria azienda e alle sue potenzialità, la sfida dell’Ancellotta vinificata in purezza.
Ora, va specificato che si tratta di un vitigno autoctono della bassa Emiliana che ha avuto diffusione nelle Regioni limitrofe (ma anche in Puglia e Sardegna) grazie alla sua adattabilità e al suo potenziale colorante. Ogni contadino vantava, nelle proprie vigne, qualche filare di quest’uva (foglia media, penta lobata, grappolo medio, di forma piramidale, alato e generalmente spargolo, acino piccolo con buccia pruinosa, spessa e consistente di colore blu-nero) proprio per l’importante potere colorante. L’altissima concentrazione in antociani, infatti, fornisce al vino oltre 40 punti di colore (il valore può variare tra 0, nel caso di un campione opaco e 100 nel caso di un campione perfettamente trasparente. Per i vini rossi i valori abituali variano tra 60 e 85), rendendolo così un ottimo vino da taglio migliorativo da utilizzare ogni qualvolta vi sia la necessità di aumentare l’intensità di vini che necessitino di maggior colore e vivacità.

Le caratteristiche del terreno, abbiamo visto, fanno la differenza, ed ecco che Paolo Ghislandi si è accorto della buona acidità e, soprattutto della corposità e della morbidezza dell’Ancellotta di Pozzol Groppo, un vino che rispetta il colore rosso intenso con sfumature violacee (in Emilia Romagna è chiamato “il rossissimo”), ma si esprime al naso con un insospettabile profumo fruttato molto gradevole e al palato con un gusto dolce e pieno.
Paolo ci invita a sentire e ricercare gli aromi del suo Ancellotta e giungiamo alla consapevolezza di quanto questi non siano frutto della chimica ma frutto della terra.

A questo vitigno e a quest’uva, si stanno indirizzando anche le attenzioni dell’industria farmaceutica e della cosmesi: dalla buccia dell’Ancellotta, infatti, si ottiene una colorazione particolarmente pregiata che è utilizzata nei cosmetici, mentre l’industria farmaceutica è attirata dalla grande presenza di antociani, importanti antiossidanti utilissimi per l’organismo umano in quanto lo preservano dalla degenerazione e dall’invecchiamento. In particolar modo gli antociani sono utili per prevenire problemi a carico del microcircolo, e quindi tutto quel che riguarda la circolazione, i capillari, le vene e la cellulite ne trae beneficio.

Quali saranno l’uso e il consumo di questo “esperimento” che parla della collina ariosa e soleggiata di Pozzol Groppo, sarà il vino stesso a deciderlo. A noi piace l’idea di bere un bicchiere di vino dal profumo di viola e dal sapore di prugna, che inebriandoci di buono, cura la nostra salute e la nostra bellezza.


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