Oltrepò e la magia del suo Pinot Nero
Scritto da Daniele Sala | Pubblicato in territorio
Esistono diversi motivi per cui l’Italia e la Francia sono ai vertici mondiali assoluti per quanto riguarda la viticoltura e l’enologia, uno dei più importanti è quello si avere sul loro territorio delle zone ad altissima vocazione dove alcuni vitigni si esprimo a livelli qualitativi fantastici.
Parliamo ora di una di queste fortunate culle viticole: l’Oltrepò Pavese che, assieme all’Alto Adige, è in grado di far crescere sua maestà il Pinot Nero così da generare eccellenti risultati enologici, sia nella vinificazione in rosso che come spumante metodo classico.
Agli appassionati è nota la proverbiale difficoltà nel coltivare il Pinot Nero, un vitigno assolutamente aristocratico, nobile, molto esigente soprattutto per quanto riguarda le condizioni climatiche. Decidere di fare un grande vino con questa uva è una vera e propria sfida, sia per chi sta in vigna, sia per l’enologo che in cantina ha il compito di completare l’opera d’arte.
Quindi è condizione necessaria quella di avere un terroir assolutamente vocato al Pinot Nero, ma questo è solo l’inizio ed occorrono grande esperienza e maestria per poter “coccolare” e “domare” il nobile vitigno affinché diventi un eccellente vino.
Per tutti questi motivi non sono molte le cantine che possono fregiarsi dell’onore di produrre del Pinot Nero ai suoi migliori livelli espressivi, perché tutta la filiera produttiva deve essere curata al meglio, la poca perizia in una delle fasi può pregiudicare gli sforzi di tutte le altre.
Il grappolo del Pinot Nero è molto serrato e compatto, tanto da ricordare nella sua forma quella di una pigna, motivo da cui pare derivarne storicamente il nome. I suoi acini hanno una buccia molto sottile, con una bassa carica antocianica colorante, un contenuto di tannini abbastanza basso ed un livello di acidità piuttosto marcato. Proprio quest’ultima è uno dei fattori critici nella coltivazione del Pinot Nero in quanto deve essere ben calibrata per consentire un ottimo equilibrio nel vino, occorre quindi un clima piuttosto fresco che consenta una lenta maturazione, affinché le componenti aromatiche abbiano il miglior sviluppo possibile, mantenendo un livello di acidità ottimale per la vinificazione.
Sono due le principali tipologie di vino con le quali il Pinot Nero è in grado di regalare grandi emozioni: la vinificazione in rosso e quella come spumante metodo classico. Entrambe queste versioni sono ampiamente interpretate nell’Oltrepò Pavese e negli ultimi anni una forte spinta è stata data nella direzione spumantistica, consci delle immense potenzialità di quest’uva nella rifermentazione in bottiglia. Fra i produttori, i degustatori e gli appassionati c’è un’amichevole disputa su quello che deve essere l’uvaggio della base spumante, alcuni sostengono che una piccola percentuale di Chardonnay regala maggior eleganza, mentre i “duri e puri” del Pinot Nero propendono per l’uso in purezza di quest’uva. Ovviamente non esiste una verità assoluta, semplicemente sono due interpretazioni enologiche parallele e complementari. Di sicuro però la degustazione di uno spumante metodo classico vinificato con 100% Pinot Nero è un’esperienza che deve assolutamente essere fatta, perché possiede un fascino con delle sfumature molto particolari ed intriganti. Sicuramente si è di fronte a spumanti di grande struttura, che nascono per esaltare al massimo le peculiarità di “bollicine” derivanti da uve rosse, che proprio per questo hanno un bagaglio intrinseco di caratteristiche organolettiche di esemplare tipicità.
Soprattutto nei profumi degli spumanti Rosè si colgono quelle peculiarità che fanno capire che lì è presente il Pinot Nero, guai se non fosse riconoscibile in un vino prodotto in purezza con questo vitigno, sarebbe uno “spreco” enologico non enfatizzare le caratteristiche di un’uva così complicata da produrre e vinificare. I sentori di humus, cuoio, pelo bagnato, sottobosco sono un marchio indelebile che il Pinot Nero riesce a trasmettere nei suoi vini, soprattutto nelle espressioni può evolute nel tempo e, anche se ad alcuni possono non risultare così invitanti, sono un prezioso bagaglio aromatico irrinunciabile per un grande vino prodotto con quest’uva. Nelle versioni meno affinate emergono sentori fruttati più giovani e freschi, ma comunque questo vitigno riesce sempre a mettere una firma più o meno riconoscibile, che è un po’ il simbolo della sua grandezza.
Personalmente negli spumanti preferisco quelle versioni dove le liqueur d’expedition non sovrastano le tipicità del vitigno, concetto valido in generale, ma soprattutto quando l’interprete principale è il Pinot Nero, che deve esser lasciato libero di decantare le sue lodi a chi lo degusta, senza forzature che ne possano alterare il carattere aristocratico.
Concetti analoghi si ripropongono per quanto riguarda la vinificazione in rosso, che per tradizione vede l’uso della barrique come metodo principale per l’affinamento. Questa accoppiata ha radici storiche profonde, giustificate da decenni di esperienza, ovviamente poi sta all’abilità dell’enologo il calibrare in modo equilibrato l’uso del legno, in modo che vada ad enfatizzare le caratteristiche del vino, completandolo, ma senza mascherare o sovrastare le peculiarità del vitigno.
Per fortuna nell’Oltrepò ci sono alcuni produttori che hanno investito sudore e fatica nel Pinot Nero, per cui ora sono in grado di regalarci dei vini di grande eleganza olfattiva e gustativa, non sono in molti a potersi fregiare di questo titolo, ma ci teniamo belli stretti questi eccellenti interpreti.
Il maggior numero di tali realtà produttive sono cantine medio-piccole, che hanno deciso di puntare in modo fermo e deciso sulla valorizzazione del Pinot Nero, vinificando in modo personale quanto il terroir mette loro a disposizione. Alcuni di questi esempi sono: Conte Vistarino (360.000 bottiglie), Travaglino (250.000 bottiglie), Frecciarossa (160.000 bottiglie), Mazzolino (100.000 bottiglie), affiancate a cantine molto piccole come:
Il Gambero (30.000 bottiglie), Picchi (30.000 bottiglie), Milanesi Stefano (15.000 bottiglie). E’ spesso sono proprio queste ultime che, pur disponendo di risorse economiche molto inferiori, riescono a vinificare dei veri e propri capolavori col Pinot Nero.
Come mio solito voglio terminare offrendo al lettore qualche indicazione interessante per la degustazione, con particolare riferimento a realtà produttive medio-piccole, che di seguito elenco suddivise per tipologia di vino:
Rosso con uvaggio dichiarato di 100% Pinot Nero
CASTEL SAN GIORGIO
Oltrepò Pavese Pinot Nero Doc “Renero” 15-20 €
CONTE VISTARINO
Oltrepò Pavese Pinot Nero Doc “Pernice” 15-20 €
FRECCIAROSSA
Oltrepò Pavese Pinot Nero Doc “Giorgio Odero” 15-20 €
IL GAMBERO
Oltrepò Pavese Pinot Nero Doc “Tinterosse” 5-10 €
MAZZOLINO
Oltrepò Pavese Pinot Nero Doc “Noir” 20-25 €
MILANESI STEFANO
Oltrepò Pavese Pinot Nero Doc “Maderu” 30-35 €
MONTELIO
Oltrepò Pavese Pinot Nero Doc “Costarsa” 10-15 €
PICCHI
Oltrepò Pavese Pinot Nero Doc 15-20 €
TRAVAGLINO
Oltrepò Pavese Pinot Nero Doc “Poggio della Buttinera” 10-15 €
Spumante Metodo Classico con uvaggio dichiarato di 100% Pinot Nero
ANTEO
Oltrepò Pavese M.C. Docg “Nature Ecru” 20-25 €
CALVI
Oltrepò Pavese M.C. Docg Rosè 10-15 €
CONTE VISTARINO
Oltrepò Pavese M.C. Docg Cruasè Brut “Saignèe della Rocca” 20-25 €
MILANESI STEFANO
Spumante M.C. Extra-brut “Vesna” dosaggio zero 15-20 €
MILANESI STEFANO
Spumante M.C. Rosè Extra-brut “Fleadh” dosaggio zero 15-20 €
VERDI BRUNO
Oltrepò Pavese M.C. Docg Cruasè Extra-Brut 15-20 €
Quando ho deciso di scrivere questo articolo mi sono prefisso uno scopo: quello di convincere chi non ha mai degustato del Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese a farlo, perché rappresenta un vanto dell’enologia italiana ed in quanto tale un appassionato di vino deve obbligatoriamente confrontarsi con questo grande vitigno: misterioso, complesso, ma tremendamente affascinante.