Vendemmia eroica sull’isola d’Ischia, Cantine Antonio Mazzella
Scritto da Jolanda Ferrara | Pubblicato in territorio
Le vigne sopra, la cantina sotto: sull’isola d’Ischia accade che per vendemmiare si scenda! L’inclinazione è estrema, i terrazzamenti sul mare hanno pendenze superiori al cinquanta per cento e costringono i vignaioli a servirsi di monorotaie. Addirittura a trasportare manualmente i grappoli di Biancolella e Forastera, le tipiche uve bianche allevate ad alberello basso su pergola di castagno.
Qui la quota altimetrica fa i conti con le coste a picco e le pinete in concorrenza con i vigneti, piccoli fazzoletti assolati ed esposti ai venti, guadagnati alla vegetazione che avanza.
Pigiatura e torchiatura sono ancora manuali, in piccole grotte scavate nel morbido lapillo. Il mosto viene trasportato via mare in appositi contenitori sistemati su barchette di legno, un espediente strategico praticamente unico nel suo genere.
Vigneti estremi, vendemmie eroiche. Accade sul versante sud dell’isola, circa 150 metri sul livello del mare con vista mozzafiato sul Golfo di Napoli fino a Policastro. L’emozione di raccontarlo la regalano Antonio e Nicola Mazzella, seconda e terza generazione di viticoltori–uomini di mare originari di Campagnano, borgo ischitano adagiato ai piedi del monte Vezzi.
Così come il padre Antonio, Nicola e la sorella Vera si dicono fieri di custodire l’identità contadina dell’isola. Coltivare la terra qui è fatica quotidiana, ma la loro è una tradizione che sa dialogare col presente. La conferma arriva puntuale dalla clientela, estimatori di sorsi di nettare dal profumo e gusto unico.
Grandi vini da rese basse. L’area di produzione aziendale è di dieci ettari in tutto, sparsi in piccoli appezzamenti esposti a sud-est, che i Mazzella con i loro 30 conferitori (un terzo dei quali familiari) mettono insieme. Diverse le etichette tra bianchi e rossi, una selezione completa di rinomati vitigni locali, con la produzione quasi esaurita già dopo aver alimentato il fabbisogno isolano. Perciò per conoscere questi vini è necessario recarsi sul posto.
“Sono zone disagiate e difficili, tenere viva la tradizione costa fatica e impegno, e le giovani generazioni non capiscono l’importanza di una risorsa unica come la nostra terra” commenta Antonio Mazzella, piccolo uomo di grande tenacia, le mani ruvide che affondano nell’uva pigiata.
A casa Mazzella la vendemmia si è conclusa e finalmente ci si concede un’immersione, il mare chiama. L’annata calda appena trascorsa regalerà rossi intensi e profumati, bianchi sapidi e minerali. “Ora deve piovere. La pianta ne ha bisogno adesso, prima del letargo invernale. Sarà l’ottima premessa per la prossima annata”