Come cambiano i vigneti: panoramica sui principali vitigni italiani

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Si sa che i cambiamenti in viticoltura sono lenti per natura, basti pensare che un vigneto ha una vita media di circa 30 anni. Osservare l’andamento dei vitigni coltivati in Italia ci può comunque fornire delle indicazioni sulle scelte delle aziende e quindi sui vini che berremo nel futuro. “Il Corriere Vinicolo” ha rielaborato i dati ISTAT sulla superficie vitata italiana, con focus sulle variazioni attestate tra il 2000 ed il 2010.

Ecco la tabella riassuntiva dei principali vitigni italiani e i relativi dati della superficie coltivata a vite in Italia:

A farla da padrone è sempre il Sangiovese, autentico simbolo della viticoltura italiana. Si fanno notare in negativo Catarratto bianco, Trebbiano toscano, Barbera e Negro Amaro o Negramaro, vitigni che sebbene siano molto apprezzati, vedono calare la loro presenza a favore sia dei vitigni internazionali più richiesti dal mercato, che di alcune varietà che hanno trovato i loro punti di forza nel legame con la territorialità.

Tra i vitigni a bacca rossa, si nota come le varietà più presenti siano Sangiovese, Montepulciano, Merlot, Barbera e Calabrese più conosciuto come Nero d’Avola. Per tutti aumenta il numero di impianti escluso, come già scritto, il Barbera che non è più presente in circa 8000 ettari di vigneto. Cinque varietà che insieme coprono circa il 25% della superficie vitata totale italiana.

In aumento le coltivazioni di Cabernet Sauvignon, Primitivo, Sirah, Corvina e Croatina, con i primi due che sono a pochi ettari dall’ingresso nella TOP 10 dei vitigni italiani.

Pressochè invariati i numeri di Aglianico, Carmenere e Cannonau.

Tra i vitigni a bacca bianca la fanno ancora da padrone Catarratto Bianco e Trebbiano toscano ma hanno raggiunto numeri importanti Chardonnay, Pinot grigio e Prosecco (Glera). Il primo citato, base per Marsala e Vermouth, non è più impiantato in 16000 ettari, in parte oggi il Catarratto viene rimpiazzato dal Grillo. Numeri ben peggiori per di Trebbiano toscano, così come per Trebbiano abruzzese e Trebbiano romagnolo che perdono in totale quasi 30000 ettari di coltivazione, con il solo Trebbiano giallo che inverte la tendenza.

Considerevoli i numeri dei ceppi di Pinot Grigio e delle piante di Prosecco (Glera), che tuttavia non stupiscono visto il successo che i vini da essi prodotti stanno riscontrando. Oggi sono presenti in più di 20000 ettari di nuovi impianti ed insieme allo Chardonnay coprono il 10% della superficie totale coltivata a vite.

Da notare che non rientrano nella tabella i dati di numerosi vitigni emergenti.

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