Vendemmia: la grande guerra alla genetica

Scritto da | Pubblicato in viticoltura Vendemmia: la grande guerra alla genetica

– Boom. Chi va là?
– Ma che fai ao? Prima spari e poi dici chi va là?

Ogni vendemmia ha le sue criticità e a volte si è costretti a lavorare sulla difensiva. Si mettono sul tavolo tutti gli aspetti, positivi e negativi, e si decide quale strada percorrere per raggiungere il risultato prefissato: il vino che abbiamo in mente e che produciamo ogni anno.

Le annate siccitose causano principalmente problemi di natura qualitativa. La vendemmia 2017, ad esempio, ha imposto un impegno totale ai tecnici di vigna e di cantina per cercare di smussare quegli spigoli, che fino ad un certo livello sono considerabili come caratterizzanti di un’annata, ma oltre rischiano di diventare dei difetti. E quindi: lavorazioni superficiali del terreno per mantenere le poche riserve idriche, irrigazione dove possibile, ombreggiamento dei grappoli, scelta dell’epoca di vendemmia, gestione di temperature e macerazioni. Tutti mezzi questi che l’uomo ha scoperto nel corso degli anni grazie allo studio e all’esperienza che su di esso si basa.

La vendemmia in corso manifesta invece problematiche di tutt’altra natura. Annata molto piovosa: è piovuto nelle fasi cruciali della crescita vegetativa e sta piovendo anche in questi giorni, fondamentali per il raggiungimento della maturazione. La sfida si gioca sulla sanità dell’uva: è stata dura combattere la Peronospora e c’è il rischio che nei prossimi giorni comincino a comparire alcuni focolai di Botrite e marciumi acidi. Anche in questo caso, mezzi a disposizione per combattere queste avversità ne abbiamo, e tali strumenti sono frutto dello studio e della ricerca scientifica.

E così capita che gli strumenti abbiano anche un certo impatto ambientale, come le irrigazioni di soccorso dello scorso anno o i molti trattamenti antiparassitari che quest’anno i viticoltori sono stati costretti ad effettuare per salvare la produzione. Sì, per carità, sono sicuri se utilizzati nei tempi e modi previsti, ma è evidente che ad un’ipotetica parità di risultato, è meglio non fare trattamenti piuttosto che farne.

Ipotetica parità di risultato. Già, perché è molto probabile che ciò rimanga solo nel campo delle ipotesi; almeno per ora, almeno in Europa.

Il 25 luglio 2018, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha emesso una sentenza che mette sullo stesso piano gli ogm “classici” con i prodotti ottenuti tramite avanzate tecniche di editing del genoma (CRISPR – CAS 9).

Premetto che personalmente non ho chiusure particolari neanche nei confronti degli ogm “classici”, aggiungo che ho consapevolezza del fatto che il verbo “to edit” significa “modificare”, quindi modifica del genoma, ergo geneticamente modificato. Detto questo, tra gli ogm “classici” e i prodotti ottenuti mediante l’editing del genoma c’è comunque una sostanziale differenza. Attraverso questa tecnica infatti è possibile indurre una mutagenesi in un organismo senza inserire geni di altre specie; differisce anche dalla Cisgenesi che invece prevede l’inserimento di geni di altri organismi appartenenti però alla stessa specie. Il genome editing ci permette di raggiungere gli stessi risultati ottenibili con i metodi tradizionali di modifica del genoma, come esposizioni a radiazioni e ad agenti chimici, con molto meno tempo, in maniera più precisa e sicura, e mantenendo, udite udite, invariato il corredo varietale tradizionale. Ancora c’è molto lavoro da fare per raggiungere risultati applicabili in viticoltura con questa tecnica, e non è detto ci si riesca in breve tempo, ma trincerarsi dietro posizioni ideologiche significa non avere visione. Non a caso, infatti, l’editing del genoma è riuscito ad ammorbidire le posizioni di chi ha sempre manifestato la più netta chiusura nei confronti degli ogm.

La vite è sicuramente la coltura che necessita dell’utilizzo del maggior quantitativo di fitofarmaci per la propria difesa: in Europa si parla di oltre la metà del totale dei prodotti fitosanitari utilizzati a fronte del solo 3% di superficie agricola occupata.

Pensate allora che bello se si potesse indurre la resistenza alla Peronospora, all’Oidio e magari anche alla siccità. Pensate che bello se si potesse avere quindi la stessa identica uva solo con quelle modifiche. Pensate quanti fitofarmaci e quanta acqua in meno utilizzeremmo. Pensate quindi al minor impatto ambientale. Pensate poi a tutte le altre colture, dove l’utilizzo di questa tecnica sarebbe fondamentale per il raggiungimento dei più svariati obbiettivi.

Pensiamo a tutto questo e rammarichiamoci perché anche stavolta, per ora, ha prevalso la difesa ad oltranza, quella cieca, quella ottusa. Quella che intanto ti sparo e poi vedo chi sei.

Allora verrebbe voglia di rispondere come fece Alberto Sordi in quella scena di quel capolavoro che fu “La Grande Guerra” di Monicelli.
 
– Boom. Chi va là?
– Ma che fai ao? Prima spari e poi dici chi va là?
– È sempre meglio un amico morto che un nemico vivo. Chi siete?
– Semo l’anima de li mortacci tua.
 
Meglio sempre un nemico vivo, magari un giorno riusciamo a farcelo amico.

Tag

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *