Il 51°Congresso Nazionale AIS ha puntato i riflettori su “La vitivinicoltura: cultura e sostenibilità ambientale”

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Vini italiani sempre più “green”. Cresce l’attenzione per i temi della sostenibilità fra le cantine, specie quelle guidate dalle nuove generazioni.

 
Un argomento importante a cui l’Associazione Italiana Sommelier ha voluto dedicare un momento di confronto in occasione del 51° Congresso Nazionale che ha visto Taormina, per due giorni, diventare la capitale della sommellerie accogliendo le delegazioni provenienti da tutta la penisola per i lavori congressuali.

Accanto al ricco programma di degustazioni e ai banchi di assaggio, lo scorso 28 Ottobre si è tenuto al San Domenico Palace il convegno dal titolo “La vitivinicoltura: cultura e sostenibilità ambientale”. Moderato dal direttore di Vinoway, Davide Gangi, l’incontro ha visto fra i presenti Arianna Occhipinti, nota produttrice del territorio del Cerasuolo di Vittoria.

“Il mio personale concetto di biodiversità è solo una conseguenza della terra dove sono nata e cresciuta. La Sicilia oggi è una terra magica ma molto sfaccettata. È l’unica regione dove la vendemmia è lunghissima, per non parlare poi delle varietà di colture e tradizioni che abbiamo. Il produttore – ha spiegato Occhipinti- deve essere un custode della biodiversità: non possiamo ridurci ad essere dei semplici produttori il cui scopo è quello di vendere bottiglie. Dobbiamo essere molto di più”.

Una Sicilia variegata così come del resto lo è tutta l’Italia, dove la ricchezza di paesaggi e vitigni rappresenta, come ha sottolineato lo stesso Antonello Maietta, Presidente Nazionale dell’AIS, un valore aggiunto. “Il consumatore oggi chiede originalità e il nostro Paese riesce ad offrirla. Ciò grazie al suo variegato patrimonio paesaggistico, dalle colline alle pianure, che ci regala una biodiversità unica: possiamo scegliere i vitigni tenendo in considerazione i cambiamenti climatici. Ma non solo, possiamo proporre tanti tipi diversi di vini magari con lo stesso piatto. L’originalità e la particolarità sono la nostra forza”.

Dietro la tutela dell’ambiente ci sono però sacrifici non indifferenti come ha precisato Michele Faro, produttore vinicolo, che della coltivazione ad alberello delle viti ne ha fatto una ragione di vita. “Abbiamo cercato di rivalutare vigne molto vecchie, monumenti del nostro Vulcano – ha raccontato- alcuni con un’età che supera i cento anni. Siamo sostenitori di questo sistema che veniva usato da mio nonno e lo abbiamo adottato anche per i nuovi vigneti. Un fortissimo sacrificio perché la quantità ne risente, ma una cosa è certa: in una piccola quantità di frutto riusciamo a concentrare una grande qualità”.

Fra i relatori tecnici l’agronomo Aurora Ursino che ha ricordato gli effetti del Global Warming sottolineando la necessità che vengano adottati nuovi sistemi di risparmio idrico così come nuovi innesti, più resistenti, ponendo in essere dei monitoraggi in campo solo dove e quando necessari.

Presenti anche Gaetano Maccarrone, tecnico di produzione e responsabile SOSTAIN di Tasca d’Almerita, il quale ha illustrato i vantaggi di questo sistema di sostenibilità regionale che pone dei limiti in viticoltura come l’abolizione dei diserbanti o in cantina fissando per esempio il peso medio che dovrebbero avere le bottiglie, e l’enologo Riccardo Cotarella che ha analizzato i riflessi del cambiamento climatico non solo sulla produzione ma anche sulla qualità. “Dobbiamo puntare sulla ricerca – ha detto Cotarella-, il mercato non attende che le cose si sistemino, entrano altri vini. Le perdite sono state considerevoli, anche se alcune zone italiane sono state risparmiate dai problemi climatici, dal caldo e dalla siccità. Ma non possiamo comunque dire che c’è stata meno produzione e ottima qualità”.

A prendere la parola anche l’on. Giuseppe Castiglione che ha ricordato il ruolo della politica a sostegno dello sviluppo compatibile e di salvaguardia del territorio con l’applicazione del Testo unico sul vino ed il Decreto sui contrassegni di Stato, ed Antonio Rallo, Presidente della DOC Sicilia, nata con la vendemmia 2012 e che in questi anni è riuscita a rivalutare tutta la produzione siciliana tutelando anche i piccoli produttori che possono sfruttare questo marchio.

Un’analisi della situazione attuale ricca di spunti di riflessione per i presenti e che è servita a comprendere maggiormente la responsabilità oggi rivestita dal sommelier, importante comunicatore di questa ricchezza di biodiversità da tutelare e promuovere.

E sulla figura del sommelier si è soffermato Bruno Vespa, giornalista e produttore vinicolo. “Occorre spiegare alla gente perché un vino ha un determinato costo, dire da dove arriva, quanti ettari ha l’azienda – ha infine detto- ma tutto ciò in poche righe. Poche parole ma ben dette cercando di essere credibili”.

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