Vinoway alla Red Wine Selection punta i riflettori sulle troppe DOC e DOCG

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Nello stupendo maniero cinquecentesco di Castello Monaci, struttura recettiva, immersa nel verde lussureggiante della campagna tra Salice Salentino e San Pancrazio Salentino, lo scorso 2 maggio, in un’atmosfera di straordinaria piacevolezza ed armonia, ha avuto luogo il TAKITALY RED WINE SELECTION, l’imperdibile appuntamento per winelovers, giornalisti ed addetti ai lavori organizzato  dall’Associazione VINOWAY ITALIA.

L’evento, organizzato con il patrocinio dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Puglia, in collaborazione con AIS PUGLIA, ha visto per la prima volta nel Salento, come mai era accaduto prima, puntare l’attenzione su 93 vini rossi, provenienti da Sardegna, Sicilia, Abruzzo, Basilicata, Campania, Friuli Venezia Giulia, Marche, Molise e Puglia, insieme ai loro produttori riuniti in una manifestazione a carattere nazionale.

Le etichette presenti, patrimonio del ricchissimo  panorama enoico della produzione di rossi italiani ottenuti da vitigni autoctoni, sono state selezionate dagli autori e degustatori di Vinoway.com,  magazine on-line di enogastronomia guidato da Davide Gangi, ideatore del TakItaly. Le aziende  presenti sono state  scelte e selezionate poiché  rappresentative di quello che  è  un  percorso di qualità all’interno delle produzioni  italiane locali che si affacciano ai nuovi mercati, cercando di dare visibilità anche ad aziende assolutamente giovani, ma di pregio, che hanno proposto prodotti da poco in commercio.

La manifestazione si è svolta in due tempi. La prima parte ha dato spazio ad  una conferenza apertasi alle ore 16,00  alla quale hanno preso parte tutti i produttori  presenti insieme alle istituzioni ed ai giornalisti ed addetti ai lavori, mentre la serata è  stata dedicata agli assaggi.

Dopo l’iniziale prefazione di Davide Gangi con un pensiero rivolto a quei produttori duramente colpiti dalle gelate di Aprile che hanno quasi del tutto compromesso l’annata, il dibattito  si è  aperto con i saluti  a tutti i presenti, in particolare  ai produttori salentini che per primi hanno creduto nel progetto di Vinoway, una realtà  presente al momento in 10 regioni italiane e che entro il 2020 ricoprirà l’intero territorio nazionale. Un ringraziamento  particolare è andato all’AIS Puglia e al suo Presidente Vito Sante Cecere, che ha consentito un ottimale svolgimento  dell’evento  grazie al servizio  dei suoi sommelier professionisti.

Di seguito sono state esposte le tematiche in oggetto facendo il punto su quanto le numerose  DOC e DOCG possano essere ancora sinonimo di garanzia  e qualità oppure al contrario possano costituire per il mercato  un elemento di confusione a causa del loro grande  numero.

La conduzione è stata tenuta da Davide Gangi in concerto con la bellissima giornalista e degustatrice Jenny Viant Gomez autrice storica di Vinoway, la quale ha posto l’accento sul quesito  che  ci si pone di fronte alle tante, forse troppe, DOC e DOCG, e se si possono   considerare ancora come fonte di aiuto e ricchezza di contenuti oppure al contrario risultano essere pesanti griglie atte ad ingabbiare i produttori in una miriade di  ostacoli burocratici.

Prima di passare la parola ai presenti, nel ruolo di collaboratrice del magazine, ha illustrato lo spirito di Vinoway, spiegando come tutti i suoi  autori  e degustatori si pongano quasi con piglio scoutistico verso la ricerca di nuove aziende  e nuovi prodotti, in modo assolutamente gratuito, spinti dal desiderio di comunicare e convogliare nuova  qualità  ed eccellenza al prodotto dell’Italia enologica.

La parola è stata data ai produttori che hanno esposto pro e contro sulle  numerose DOC,  considerate per certi versi un ombrello di tutela per molti  prodotti,  ma anche un ostacolo perché  soprattutto  il mercato estero, si affaccia  al consumo  di un determinato  vino perché attratto dal Brand prima che dal territorio. Risulta  così  necessario  percorrere nuove strade per diffondere la cultura e la conoscenza dei territori, così da rendere leggibili e piene di significato le DOC già  presenti.

I continui cambiamenti di gusto da parte dei consumatori,  e per quanto concerne i vini rossi, la tendenza a cercare la piacevolezza  che si accompagna alla morbidezza finale in controtendenza a quanto avveniva anni fa, porta a cercare risposte nelle richieste del mercato. Lo stesso dicasi per i rosati, per i quali le diverse possibilità di colore cercano di  inseguire le mode in atto perché  è  la risposta del consumatore che fa il mercato.

Poiché impegnati in altra sede,  le figure istituzionali nelle persone del Senatore Dario Stefàno e del Presidente Nazionale e Mondiale di  Assoenologi Dott. Riccardo Cotarella hanno inviato telematicamente  il loro messaggio di saluto ai convenuti elogiando le attività e le iniziative promosse da Vinoway Italia. Poi è  stata data la parola ai presenti.

Il Dott. Giuseppe Baldassare referente regionale per la Puglia Guida Vini AIS e membro della Commissione Didattica nazionale AIS, ha espresso  il suo pensiero,  riportando come, per chi si occupa di didattica AIS, le numerose DOC e DOCG presenti sul territorio  italiano, 450 in tutto, risultino essere troppe auspicando di poterle convogliare in macroaree all’interno di una nazione che si conforma come un mosaico di territori, ognuno con la sua produzione  vitivinicola, che lo rende unico rispetto agli altri e ne traccia  la sua identità.

Il pensiero  espresso in merito da Pasquale  Porcelli, giornalista e consigliere  nazionale ONAV, vira verso la ricerca di quello che al momento le DOC possono dare alle aziende  per la valorizzazione  del proprio prodotto, rispetto  ad una IGT. Poiché  vini e vitigni in Italia  risultano estremamente territoriali, l’idea è  che il consumatore nella scelta di un vino sia più  influenzato dal Brand di un’azienda  che da  una DOC.

Gianni Cantele, Presidente della Coldiretti Puglia, ha esposto  il suo pensiero dicendo che nonostante il T.U. sull’agricoltura  finalmente abbia aperto la strada a semplificazioni necessarie, le DOC, soprattutto per i piccoli produttori possono essere un limite, perché  consentono di essere  all’interno di una filiera in cui il  controllo è  espresso più  in termini di disciplinare che di qualità. Inoltre,  le troppe DOC possono  indurre il consumatore in  confusione.

Il responsabile Guida di Slow Wine Puglia Dott. Francesco Muci ha invece ribadito che una semplificazione  del numero di DOC andrebbe invece ad impoverire il profilo vitivinicolo italiano e la sua biodiversità, soprattutto  in zone che, benché  ristrette da un punto di vista dell’estensione, si identificano con uno specifico  vitigno. È  stato riportato l’esempio  dell’Ottavianello,  vitigno legato alla città  di  Ostuni e alla sua DOC.

Massimiliano Apollonio Presidente di Assoenologi Puglia Calabria e Basilicata ha spiegato che in passato non si è tenuto  a legare il territorio al vitigno e  quindi non sempre la tracciabilità e la riconoscibilità  sono stati elementi distintivi di un prodotto, soprattutto a detrimento della Puglia, dove  tuttora si imbottiglia poco  e molto filtrato viene venduto sfuso in massa.

Il Presidente del Movimento Turismo del Vino Puglia Dott. Sebastiano De Corato ipotizza che il grande Brand possa aiutare il territorio in quanto delle nostre oltre 400 DOC, pochi in Italia e quasi nessuno in Europa e in America ne hanno conoscenza. E’ questa la logica seguita dalla DOC Castel del Monte quando ha inglobato quella di Canosa.

Per L’Union Internationale Des Oenologues ha parlato il Dott. Leonardo Palumbo, che ha evidenziato come il consumatore, soprattutto  all’estero non sceglie il territorio nel momento  in cui deve acquistare  un vino, bensì il vitigno che può  esserne l’espressione.

L’idea di avere una DOC regionale e non per sottozone, potrebbe  servire ad evitare l’omologazione ad un disciplinare e lasciare che ciascun produttore si esprima, così come accade in Francia.

Il focus tematico si è  concluso lasciando la parola ad alcuni produttori che hanno descritto  la propria esperienza ed il loro pensiero  rispetto ai possibili sviluppi.

Davide Gangi ha poi dedicato uno spazio per la premiazione con un attestato di Vinoway consegnato a Severino Garofano per aver dato un importante  sviluppo al Negroamaro, al Dott. Giuseppe Baldassare  per la costante valorizzazione che L’AIS fa del territorio e per la professionalità dei suoi sommelier sempre presenti nelle manifestazioni di rilievo.

Sono stati anche premiati quelli che Vinoway ha ritenuto essere i due Chef migliori del Salento, Alessandra Civilla, ‘Executive Chef del ristorante Alex a Lecce, e Cosimo Russo, Chef del Ristorante “Aqua – Le Dune” di Portocesareo (Le), consegnando loro oltre che un attestato, due giacche da Chef confezionate a mano dalla nota sartoria di Ginosa di Angelo Inglese, che ha effettuato consegne per la Casa Bianca e per Buckingham Palace.

Al termine sono stati aperti i banchi di assaggio attraverso le antiche sale della tenuta, dove insieme ai vini è stato possibile degustare i Salumi Mocavero, Porchetta e Capocollo Ubriaco al Negroamaro, i prodotti del caseificio La Puglia Segreta, con formaggi stagionati ovocaprini e poi le spettacolari preparazioni dei due Chef premiati. Portate di  carne impiattate con variopinti ingredienti a contorno.

Diverse centinaia di ospiti hanno affollato i salotti disposti in giardino e le sale interne degustando vini che sarà  possibile  votare attraverso un sondaggio condotto sul magazine Vinoway.com.

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