In un’atmosfera di festa, con il grande albero di Natale che troneggiava sul fondo di una delle lussuose sale del Palace Hotel di Bari, lo scorso 12 Dicembre ha avuto luogo l’atteso Simposio sui Vini Spumanti organizzato da Vinoway, come tappa conclusiva del TakItaly 2016.
Il servizio è stato curato dai sommelier AIS della Delegazione di Bari, premiata quest’anno tra le migliori delegazioni d’Italia per la sua attività di organizzazione e presentazione di eventi di rilievo. Presenti 32 Aziende produttrici di spumante ed una Azienda produttrice di Champagne.
La conduzione dell’evento è stata affidata alla giornalista Alessandra Lofino che, in modo mirato, ha lanciato spunti di riflessione e domande agli ospiti, affinché il profilo degli interventi fosse volto a fare una chiara analisi sullo stato attuale della spumantistica pugliese e nazionale, sul ruolo delle istituzioni e della politica in un momento in cui risulta necessario che lo Stato si faccia carico della responsabilità di proteggere il vino come patrimonio italiano, tenendo conto delle esigenze dei produttori di salvaguardare qualità e costi allo stesso tempo.
Davide Gangieditor di Vinoway ed ideatore del Simposio, con il suo intervento ha messo in luce come in Puglia un’azienda, non presente al Simposio, ha pionieristicamente sperimentato con successo una delle prime produzioni di spumante.
Oggi finalmente questa non è più l’unica realtà, ma ne esistono altre che stanno iniziando a dimostrare che si può produrre anche spumanti di qualità e che non si deve assolutamente competere con le già collaudate terre vocate alla spumantistica come Franciacorta, Trentino Alto Adige, Oltrepo Pavese, Alte Langhe e le aree del Prosecco Valdobbiadene e Asolo. Davide Gangi auspica che si possa iniziare a chiamarlo Spumante Italiano per poter consolidare un brand che sia riconosciuto in Italia e all’estero. Conclude dicendo che i numeri dimostrano come in questo momento lo spumante sia in netta ascesa sul mercato delle vendite.
Un rilancio della qualità a favore di bollicine che vanno a tutto pasto, rispetto alle produzioni essenzialmente dolci del passato, e un incremento nel numero con oltre 50 milioni di bottiglie per il Prosecco. Un gusto che va affinandosi passando attraverso l’apprezzamento dei millesimali e la piena consapevolezza di quanta differenza visiva, olfattiva e gustativa intervenga tra Metodo Classico e Metodo Charmat. Intanto emergono anche nuove zone di produzione di spumante, tradizionalmente produttrici di vini fermi, come Marche, Calabria, Campania ed anche Sicilia con le sue produzioni dell’Etna. Alla luce di questa nuova vocazione spumantistica dell’Italia e dei dati confortanti che vedono un aumento delle esportazioni, tra cui spicca un 38% verso il Regno Unito, bisogna puntare a strategie di investimento soprattutto nelle dinamiche della promozione del prodotto Italiano.
E’ intervenuto poi Gianni Cantele, Presidente Coldiretti Puglia, che ha tenuto a mettere in evidenza come l’approvazione del Testo Unico sul Vino abbia una sua valenza comunicativa perché, partendo da qui, si incominci finalmente a focalizzare l’attenzione sulle esigenze dei produttori che necessitano di maggiori tutele. Dal vino si diffonde la cultura del territorio, ma le risorse disponibili continuano ad essere inferiori alle necessità, tuttavia i produttori raccolgono la sfida e la spumantizzazione in Puglia trova così risultati confortanti grazie al coraggio di chi si impegna e sperimenta tecniche e possibilità di vinificazione seguendo le risorse e la cultura del territorio.
Così Carolin Martino, Presidente del Consorzio Tutela Aglianico del Vulture, sostiene che la collaborazione tra aziende ed istituzioni è alla base di ogni spinta innovativa. La Basilicata è ancora agli inizi di un progetto che spinge alla produzione di spumanti in una terra particolarmente vocata all’Aglianico, la cui vinificazione in bianco corre verso un lavoro di perfezionamento.
Il Presidente Assoenologi di Puglia Basilicata e Calabria, Massimiliano Apollonio, ha ribadito come il turismo enogastronomico, sempre più sentito e diffuso, crei un legame indissolubile con la cultura del territorio. Il tema della spumantistica, così legato all’aumento dei consumi, soprattutto di Prosecco, può trovare spazio proprio qui in Puglia, terra vocata a questo tipo di turismo. La necessità di effettuare studi specifici sulla produzione di “bollicine” da vitigni autoctoni, quasi scomparsi ma adatti a sperimentare nuovi Brand di spumanti, ha spinto il CREA in collaborazione con l’Università di Foggia ad approfondire studi in merito allo scopo di trovare nuove vie percorribili.
Alessandra De Candia, Vicepresidente Vinarius, Associazione di Enoteche Italiane, ha illustrato quali possono essere le esigenze e le problematiche degli enotecari che devono confrontarsi con un mercato che richiede la presenza del prodotto di ogni regione in ciascuna enoteca, con la necessità di dover offrire anche un ventaglio di possibilità sulle bollicine.
Il mercato richiede anche prezzi che siano accessibili a chiunque voglia acquistare una bottiglia di vino. Ma poiché il costo di una bottiglia contiene tutti i costi di produzione, è necessario che ci sia cooperazione e unione di intenti per evitare importanti penalizzazioni sul cliente.
Il noto Alessandro Scorsone, Maestro Cerimoniere della Presidenza del Consiglio dei Ministri presso Palazzo Chigi, Relatore di corsi per Sommelier e nel 2008 nominato Miglior Sommelier Italiano, ha con eccellente maestria condotto le degustazioni delle 33 aziende presenti e focalizzato di volta in volta l’attenzione sui diversi aspetti della spumantistica italiana, esaminandone le criticità e ponendo l’attenzione su quello che rappresenta il percorso di una bottiglia dal produttore al consumatore.
Il produttore rappresenta il punto di partenza, perciò ogni spesa che va a sostenere finisce sul costo della bottiglia, tenendo conto che dal momento della produzione del vino alla sua vendita ci saranno tempi di attesa in cui nessun guadagno sarà realizzato. Inoltre, bisogna tenere conto del fatto che al momento dell’acquisto, sul consumatore ricadranno non solo le spese del produttore, ma anche quelle dell’enotecario e del ristoratore. Ma il piacere di bere il vino non deve necessariamente essere legato solo al prezzo, perché in un calice sono racchiuse molte cose: la storia e la geografia del luogo dove viene prodotto, le fatiche del produttore e della sua famiglia, le aspettative di chi lo beve. Infatti, soprattutto per quanto riguarda le bollicine, non è detto che tutti sappiano apprezzare nell’assaggio quelle che sono le caratteristiche specifiche. È anche necessaria una cultura della degustazione per comprenderne la qualità. I produttori, invece, devono intuire quale possa essere il gusto di bollicine più atteso e, puntando sul nuovo trend di ricercatezza e bevibilità a tutto pasto, sperimentare con gli autoctoni una qualità che consenta di mantenere linee di eccellenza rispettando le regole.
C’è stata inoltre la testimonianza portata da un produttore italiano di Champagne, Enrico Baldin della Maison Enrcy, attraverso il racconto del suo approdo in Francia e delle resistenze da lui incontrate per via di un campanilismo esacerbato dei francesi nei sui confronti come produttore con origini non radicate nella tradizione nazionale, ha fatto comprendere come alla base di uno sviluppo sostenibile della spumantistica italiana, Pugliese nello specifico, sia necessaria innanzitutto la coesione tra produttori e mondo delle Istituzioni.
Anche il Presidente di Assoenologi italiano e mondiale Riccardo Cotarella, assente per improrogabili impegni, ha voluto dare il suo contributo al Simposio facendo pervenire un suo pensiero sulla produzione di spumanti in Italia che ha definito in costante ascesa, sia a livello quantitativo che qualitativo. Ritiene che i nostri spumanti, siano essi i più semplici Charmat fino alle più complesse ed evolute riserve dei Metodi Classici, hanno ormai una propria identità e una sempre più ampia richiesta per merito di un attento lavoro di Enologi e produttori che hanno incentrato la produzione in primis sul territorio ed ultimamente anche sui vitigni autoctoni, invitando comunque gli addetti ai lavori a continuare a sperimentare e ricercare e a non accontentarsi dei pur ottimi risultati ottenuti.
Le degustazioni sono state condotte secondo un sistema di 4 batterie di assaggio con il seguente numero di successione 0-1-2-3. Secondo il sistema di degustazione alla cieca, le bottiglie sono state servite coperte ed il punteggio, con un range da 1 a 10, è stato assegnato dopo ciascun assaggio, ma il risultato finale è stato comunicato soltanto a degustazioni terminate, senza nè vinti nè vincitori, ma con un semplice sistema di gradimento.
Nessuno dei vini spumanti in degustazione ha ottenuto risultati al di sotto della sufficienza, grazie all’attenta selezione di Vinoway, e le aziende qui di seguito riportate rappresentano quelle che hanno ottenuto un punteggio maggiore da 8,8 ad 8.
LEONE DE CASTRIS- FIVE ROSES ANNIVERSARIO METODO CLASSICO (8,8)
JASCI & MARCHESANI-AUTENTICO 2012 (8,7)
PAOLO LEO- ROSAROSE ROSE’ BRUT 2015 (8,4)
CANTINE MIALI-ARGOS (8,4)
FARNESE VINI – GRAN CUVEE BIANCO SWAROWSKY (8,3)
FONGARO SPUMANTI-FONGARO RISERVA BRUT 2009 (8,2)
FUTURA 14-NOI TRE 2012 (8,2)
TENUTA ROLETTO -SPUMANTE METODO CLASSICO ERBALUCE 2010 (8,2)
MASO MARTIS-TRENTO DOC MASO MARTIS BRUT BIO (8,2)
VIGNETI PITTARO – RIBOLLA GIALLA SPUMANTE (8,2)
BERLUCCHI-BERLUCCHI ’61 SATÈN (8,2)
ALBERTO LONGO-ROSÈ DELLA QUERCIA 2014 (8,1)
CANTINE IMPERATORE – ATTIMI 2015 (8,1)
TENUTE RUBINO-SUMARÈ 36 MESI PAS DOSE’ 2015 (8)
AZIENDA AGRICOLA SAN SALVATORE 1988- GIOI’ METODO CLASSICO BIOLOGICO 2013 (8)
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