Falso Primitivo di Manduria, Farnese Vini non ci sta!

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La notizia del “SEQUESTRO DI FALSO ‘PRIMITIVO DI MANDURIA’” è stata ripresa da tutte le più importanti testate che trattano temi riguardanti il Vino ed il Made in Italy.

La forza del giornalismo web è proprio quella di permettere ad una notizia di viaggiare veloce e massimizzare il numero di lettori raggiunti.

Mettiamoci anche il “tema caldo” della sicurezza alimentare che finalmente, e giustamente, sta acquisendo importanza sia per i consumatori che per le autorità competenti, i quali prestano maggiore attenzione alle etichette ed alla provenienza di ciò che mangiamo e beviamo.

Aggiungiamoci quel pizzico di orgoglio di un’Italia che si sta rendendo conto potenzialità della propria enogastronomia e che ha voglia di valorizzarla e metterla in mostra nel modo più genuino possibile.

Ed ecco che quella notizia partita dal centro nevralgico del Primitivo di Manduria smuove i diretti interessati che si mettono in contatto con i direttori delle varie testate per rettificare la notizia chiarendo la loro posizione ed informandoli del dissequestro di tali bottiglie e del vino.

Diamo spazio e voce alla Farnese Vini, azienda interessata dal sequestro di Primitivo di Manduria, che nella persona di Valentino Sciotti scrive prima al nostro Editor Davide Gangi e poi all’assessore alle politiche agricole della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni.

Riportiamo integralmente.


“Gentilissimo Sig. Gangi,
faccio seguito alla notizia che lei ha rilanciato riguardo a presunto sequestro di Vino Primitivo di Manduria falso, per chiarirle che la realtà dei fatti è ben lontana da quanto riportato ma, si tratta semplicemente di una guerra tra due ex soci di una azienda in liquidazione.
Per esaudire la curiosità legittima sua o dei lettori del suo blog, è bene che lei sappia che a fine anno 2003, la Farnese che era già leader in tutto il Sud Italia nella esportazione di vini in tutti i continenti, ha deciso di avviare una cooperazione che ha portato alla nascita della Feudi di San Marzano con quote paritetiche, unitamente alla Cantina Sociale di San Marzano. In solo otto anni, la Feudi di San Marzano, è diventata Azienda leader in regione ed i suoi vini sono stati esportati in oltre 50 paesi, portando accresciuta redditività ai contadini del territorio e grande notorietà internazionale alle tipologie vinicole regionali. Nella forma di cooperazione la Farnese metteva a disposizione know-how in campo enologico, commerciale, di marketing e manageriale e la Cantina di San Marzano, che fino ad allora vendeva localmente solo qualche decina di migliaia di bottiglie, metteva a disposizione la struttura operativa ed i vigneti dei propri soci, ricevendo in cambio anche l’assegnazione della carica di Presidente in capo al Presidente della Cantina stessa ed in secondo tempo, l’incarico di gestire la distribuzione nazionale. A fine 2012, senza che, a mio avviso, ve ne fosse alcuna ragione plausibile, Il presidente della Feudi di San Marzano, che era anche presidente della Cantina Sociale di San Marzano, poneva in essere azioni di contenzioso, fino a mettere in liquidazione la società e forte della sua doppia carica, ne restava di fatto l’unico a gestirla ed a prendere ogni decisione, fino alla nomina del liquidatore avvenuta lo scorso luglio. Di fatto noi che avevamo dato il contributo determinante alla nascita ed al successo dell’Azienda pugliese ne venivamo esclusi da ogni fase operativa, gestionale e di controllo e, per far fronte a richieste dei nostri clienti, con i quali eravamo anche moralmente obbligati, abbiamo costituito la Vigneti del Salento con sede in Manduria. Da questo punto in poi la conflittualità si è esasperata passando ad azioni legali da ambo le parti che hanno avuto l’apice nel momentaneo sequestro legato a marchi oggetti di contenzioso e ad a quella che noi riteniamo con assoluta certezza, una errata interpretazione della norma sulla etichettatura vigente in materia.
Fin qui i fatti, tutto il resto è oggetto di disputa con richieste di sequestri e denunce di violazioni di registrazione marchi, da ambo le parti e, per le quali la parola è stata demandata agli organi competenti che dovranno esprimersi sul reale accertamento dei fatti.
Non vado oltre perché non è questo il luogo adatto per gli approfondimenti ma, le confermo che non si tratta di nessun vino Falso.”


“Gentilissimo Assessore, é malcostume diffuso, quello di esprimere giudizi su notizie, non attentamente verificate, fortemente distorte ed in troppi casi false. Il vino a cui fa riferimento la presunta frode, ieri pomeriggio alle ore 14,30 è stato rimesso in vendita e proveniva dalle Cantine manduriane Pliniana e Cantina Produttori, due cooperative di assoluto rispetto e dalle quali ne abbiamo comprato il modico quantitativo di 3.000.000 di litri (tremilioni). Tutto quello che ci è stato contestato, è il modo in cui abbiamo riportato le scritte in retro etichetta, per la parte relativa all’imbottigliatore. In poche ore, il giudice ha potuto verificare la perfetta correttezza del nostro operato. Ora resta in piedi solo una vertenza di marchi da chiarire nei tempi e modi che ci saranno concessi. Detto questo, ci tengo a farle presente cose che lei sicuramente ignora: La nostra azienda è socia al 50% della Feudi di San Marzano, fin dalla costituzione nel 2003 ed all’epoca era già leader in tutto il Sud Italia per vini esportati nel mondo. Ora, si tolga la curiosità di andare a vedere i volumi di vendite in bottiglia della Cantina Sociale di San Marzano a fine 2002 e già che c’è, si veda anche i quantitativi di uve che i contadini locali le affidavano e soprattutto, si veda i prezzi di liquidazione dell’epoca ed il numero dei dipendenti. Dopo questo semplice esercizio e dopo aver confrontato i numeri attuali con quelli passati, vedrà che tantissime sue certezze, crolleranno miseramente, soprattutto se terrà conto del fatto che la conduzione enologica, commerciale e di marketing della Feudi di San Marzano, fin dalla nascita, è stata fatta da noi, mentre quella operativa e rappresentativa veniva fatta dalla Cantina Sociale. Spero di averle fatto comprendere che, la nostra opera nella sua Regione, merita solo riconoscimenti e non di certo tutto quanto sta accadendo, soprattutto se è vostra intenzione attirare altri investitori extra regionali, che contribuiscano in modo determinante alla crescita del comparto.
Spero di averle chiarito la situazione ma, in caso di necessità di ulteriori approfondimenti, non esiti a contattarmi.”


 

Il contenzioso legale proseguirà sicuramente e non vogliamo esprimere opinioni perché chi legge Vinoway saprà trarne le dovute conclusioni, con intelligenza.

L’unica cosa che possiamo permetterci di fare è quella di cogliere questa occasione per consigliare un’interessante articolo della nostra rubrica Normative e Leggi in cui vengono trattate tematiche giuridiche di interesse generale e/o specifiche per il settore wine & food utili sia alle aziende che agli appassionati del settore enogastronomico: IL BUON BERE È UN’ETICA, MA ANCHE UNA QUESTIONE DI ETICHETTA.

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